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    Un piatto di “carbonara” a Roma

    La pasta alla carbonara è un piatto caratteristico del Lazio e più in particolare diRoma preparato con ingredienti “poveri” e dal gusto intenso.

    Il tipo di pasta tradizionalmente più usato sono gli spaghetti, anche se si prestano bene altri tipi di pasta lunga o alcuni tipi di pasta corta.

    Le origini del piatto sono laziali.

    Si tramanda la provenienza del termine come piatto tipico dei carbonai, per la facile reperibilità e conservazione degli ingredienti. Infatti per realizzare la carbonella era necessario sorvegliare la carbonaia per lungo tempo e quindi era importante avere con sé i viveri necessari.

    La carbonara sarebbe in questo caso l’evoluzione del piatto detto cacio e ova, di origini Laziali e Abruzzesi, che i carbonari usavano portare nei loro “tascapane”, preparati anche il giorno prima e consumati freddi, con il solo utilizzo delle mani (la mancanza delle uova avrebbe dato origine alla pasta cacio e pepe).

    È un dato di fatto che la carbonara non è citata nel classico manuale di cucina romana di Ada Boni, edito nel 1930. Il piatto è stato registrato per la prima volta nel periodo immediatamente successivo alla liberazione di Roma nel 1944, quando nei mercati romani apparve il bacon portato dalle truppe angloamericane. Questo spiega anche perché nella Carbonara, a differenza di altre salse come l’amatriciana, pancetta e guanciale vengono riportati spesso come ingredienti equivalenti.

    Ingredienti 

    • Pasta di semola di grano duro
    • Pancetta o Guanciale
    • Uova
    • Pecorino Romano
    • Olio extravergine di oliva
    • Sale e pepe

    Nelle principali varianti, soprattutto di cucina internazionale, si usa sostituire il pecorino con il parmigiano, o anche utilizzarli entrambi.In alcune varianti si usano tuorli d’uovo al posto delle uova intere, o panna Il composto risulta più denso ma anche più pesante. Altra variante, detta carbonara vegetariana, prevede la sostituzione del guanciale con zucchine. Uno dei segreti per la sua riuscita è di versare l’uovo sulla pasta, e non il contrario, per evitare di cuocere l’albume, rapprendendo il condimento.

    Hai mai pensato di andarla a gustare da Felice a Testaccio?

    Felice a Testaccio, nasce nel 1936 per mano di Felice Trivelloni. Famoso era il suo vezzo di allontanare i clienti anche se il locale appariva vuoto. Le persone per cui c’era sempre posto erano quelle del quartiere, i facchini del mercato, i muratori, e in generale per tutti quelli che avevano la fortuna di conoscerlo. Un semplice oste che col tempo sarebbe diventato una vera e propria leggenda dentro e fuori le mura capitoline. Per lui Roberto Benigni, cliente del locale da quando era ancora in cerca di fortuna, ha scritto: «Felice è un uomo onesto, bravo e giusto e quando morirà (a tutti tocca) ci sarà in Paradiso un gran trambusto. Pure gli angeli perderan la brocca. Cristo lo accoglierà con grande gusto. Lo abbraccerà con l’acquolina in bocca e gli dirà, in mezzo a quel presepe “E vai Felì, facce ‘na cacio e pepe!».

    Via Mastro Giorgio, 29

    00153 Roma

    06.57.46.800

    Aperto tutti i giorni

    www.feliceatestaccio.it